La danza e il balletto classico sono in grado di narrare le più disparate vicende e fantasiose storie attraverso gesti ed espressioni del corpo, che vanno a contraddistinguere la nota pratica della pantomima.

La pantomima è una vera e propria tecnica, utilizzata dai coreografi e messa in scena dai loro danzatori, caratterizzata da mosse del corpo, delle mani, espressioni del volto e, più in generale, gesti, con lo scopo di far comprendere a chi guarda cosa avviene sul palco, cosa vuole essere narrato.

La storia della pantomima nasce nell’antica Grecia. 

Pensando la lettura murmure, oculis, manibus (a bassa voce, con gli occhi e con le mani) i romani hanno poi sviluppato la pratica, stabilendone i gesti principali.

La pantomima è stata ripresa nelle corti italiane e francesi, in particolare quella del re Luigi XIV, ma con gli anni il suo uso è andato scemando.

Nonostante abbia un’origine molto antica, è nei primi anni del IX secolo che una vera forma di mimo è stata creata appositamente per l’uso nel balletto classico con il fine di aiutare la narrazione delle sue storie. 

Come ogni linguaggio, la pantomima racchiude in sé una serie di segni che con gli anni sono stati fissati, fino a divenirne i lemmi.

Eccone alcuni esempi

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Il mimo come il balletto è quindi parlare senza parole. È usato per esprimere pensieri, sentimenti, idee e azioni, divenendo così parte fondamentale di molti balletti. 

Un notevole esempio di pantomima può essere individuato nell’atto II dello Schiaccianoci, quando lo Schiaccianoci racconta mimando tutte le sue avventure, e di come ha vinto la battaglia col Re Topo.

 Antonella Manili